La notte di Samhain, Dal romanzo "I Celti ritornano": la notte che precede il 1° novembre nel villaggio celtico sul Monte San Simeone. "Per i celti era la festa della relazione tra la vita e la morte, della chiusura della stagione del sole, per entrare nella stagione della notte. Fino a quel giorno nelle capanne il fuoco veniva acceso soltanto per cuocere i cibi. Da quel giorno invece, e per tutto l’inverno, sarebbe stato mantenuto acceso sempre, per riscaldare la capanna, e per tenere lontano gli spiriti dell’inverno, la notte dell’anno. Per questo, il giorno di Samhain, il Druido, il sacerdote della loro religione, sul far della sera , nella valle di sotto, ove ora sorge la chiesetta di S.Simeone, appiccava il fuoco ad un grande falò, dal quale ognuno poi accendeva una torcia che si portava a casa, per accendere il fuoco nel proprio focolare. Per i celti era la magica notte di Samhain, la notte nella quale si aprivano le porte dell’Aldilà e i morti venivano a intrattenersi con i vivi, come pure faceva quella notte il “piccolo popolo” dei folletti. Per i latini era la festa degli antenati, dei Lari, che gli abitanti del villaggio ai piedi del S.Simeone, finirono per celebrare in modo del tutto originale, recandosi sul monte, invece che al cimitero. Ancor oggi, commentava la vecchia, interrompendo per un momento il lavoro a maglia, nel nostro paese si ritiene che la sera dei morti, i nostri defunti salgano sul monte S.Simeone, e che, sulla via del ritorno, passino poi a visitare le loro case. E le tradizioni non nascono a caso! Igino Piutti